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IMPEGNOCARITAS

NEWSLETTER DELLE CARITAS DIOCESANE DELLA SARDEGNA

N. 3, 8 dicembre 2021

Una chiamata a cui rispondere con gioia

Caritas diocesana di ALES-TERRALBA

Chiamati a un servizio di ascolto e condivisione

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di Stefania Pusceddu

Paolo Frongia, farmacista, e la moglie Cristina Lampis, insegnante, entrambi di Arbus, dedicano il loro tempo libero al volontariato, uniti dall’amore. Già impegnati da anni in alcune attività della parrocchia, con l’arrivo del nuovo parroco, don Daniele Porcu, sono entrati a far parte del Centro di accoglienza interparrocchiale della Caritas di Arbus. Hanno sentito e accolto “la chiamata” a farsi prossimi per gli ultimi, incontrando la fragilità e il dolore dell’altro. Il loro silenzioso operato quotidiano, che non cerca clamore, ha come unico fine quello di tendere la mano a chi chiede aiuto, accogliendolo, sostenendolo, ascoltandolo. «Abbiamo accolto l’invito del parroco a percorrere un “itinerario” nuovo per noi, tra competenze e cuore, parole che avvertiamo come fondamentali per vivere al meglio il nostro mandato - spiega la coppia -: questo ultimo richiede quotidianamente costanza, condivisione, reciprocità e la capacità di leggere i problemi dell’uomo col cuore, come faceva Gesù. Ci unisce agli altri operatori Caritas la presenza di un’energia speciale, di una Chiesa che è parola, ma anche azione generativa». In pochi mesi, insieme con altri volontari hanno formato un nuovo gruppo coeso. «Nei mesi scorsi abbiamo partecipato all’attività di formazione “Abbi cura di Lui”, organizzata dalla Caritas diocesana per volontari e operatori Caritas, poi abbiamo lavorato alla sistemazione dei locali del Centro». E aggiungono: «Il nostro percorso, in questi primi mesi di attività, si potrebbe sintetizzare in otto parole: incontro, conoscenza reciproca, confronto, progettazione, collaborazione, accoglienza, condivisione, supporto. Dopo una prima conoscenza reciproca tra i volontari, abbiamo organizzato il servizio. Confrontandoci, abbiamo capito che prima di affrontare i problemi è necessario incontrare le persone e ascoltarle, perché dietro al bisogno economico spesso ci sono sofferenze individuali e familiari, che non si possono ignorare: solo stando vicino a chi è in difficoltà si capisce l’importanza di non giudicare, ma di condividere. Di pari passo, ci siamo dedicati alla preparazione e distribuzione dei pacchi-viveri. In questi mesi, il numero delle persone bisognose che si sono avvicinate al Centro d’accoglienza è aumentato». Concludono con parole dense di passione: «Questa esperienza ci sta arricchendo profondamente: la viviamo con gioia, testimoniando la nostra fede come accoglienza e come dono, animati dall’amore che Dio infonde nei nostri cuori».

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Caritas diocesana di ALGHERO-BOSA

La gioia del sentirsi chiamati

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di Chiara Delogu

L’Avvento ci porta a stare svegli, ad essere curiosi e ad attendere l’arrivo della rinascita, che ci coinvolge e abbraccia ogni anno in modo diverso e sempre nuovo. Lisetta rappresenta un grande esempio per la Caritas diocesana di Alghero-Bosa e ci racconta la sua esperienza di volontaria e responsabile della mensa. «Ho iniziato nel 1993 a 45 anni, perché facevo parte del Centro Italiano Femminile e avevo dato la mia disponibilità per aprire la mensa tutti i giorni». Come tanti, dopo essere andata in pensione si è dedicata sempre di più al volontariato svolgendo diverse mansioni all’interno della struttura.

Spesso i volontari rendono tutto facile e spontaneo ad un occhio esterno, ma la dedizione agli ultimi porta anche a grandi sacrifici personali che coinvolgono l’interessato e chi gli sta intorno. La tentazione di chiedersi «Ma chi me l’ha fatto fare?» è dietro l’angolo. «Non me lo sono mai chiesta, invece -  dice Lisetta - ho dato sempre di più alla Caritas, ma uscivo e tornavo contenta». Parla con dolcezza anche della sua esperienza decennale con gli utenti che svolgono lavori di pubblica utilità. «Durante il percorso sono cambiati anche loro» racconta descrivendo in pochissime parole l’approccio utilizzato negli anni, «non mi interessa perché sono lì o cosa hanno fatto! Quando mi parlano io ascolto, ma non chiedo». L’ascolto è stato molto limitato dalla pandemia che nel 2020 ha costretto e vincolato le nostre uscite, ma Lisetta e gli altri volontari Caritas non si sono fermati e hanno reinventato il loro servizio, adattandolo alle circostanze correlate al Covid. «Andavo tutti i giorni per sistemare i pacchi per la distribuzione a domicilio, ma era solo una delle cose da fare: dovevo anche gestire i volontari e chiamare tutti gli utenti che avevano bisogno. Ma la gioia di queste persone che si sentivano chiamate...» Lisetta fa una piccola pausa, quasi a ricordare il momento. «L’essere chiamati ci fa sempre sentire amati» aggiunge. Alla fine dell’anno Lisetta concluderà il suo servizio per dedicarsi completamente alla sua famiglia, che ha sempre apprezzato il suo impegno in Caritas; lascia però lo spazio ai giovani, «non bisogna guardare il tempo lì, quello che c’è da fare si fa. La passione è il vero motore perché ciò che è fatto con passione viene sempre restituito». La cura e la stabilità quasi trentennali portate da Lisetta alla Caritas sono un grande esempio di duro lavoro e di luce: questa fiammella di speranza ci prepara all’accoglienza e alla rinascita del Natale.

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Caritas diocesana di CAGLIARI

Il desiderio di mettersi al servizio del prossimo

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di Maria Chiara Cugusi

«Desideravo fortemente fare volontariato: dopo tanti anni dedicati  alla famiglia, avevo finalmente più tempo libero, i figli erano grandi, e sentivo il bisogno di ricambiare e trasmettere il tanto amore ricevuto, rendendomi utile alle persone meno fortunate». Simonetta Argiolas, volontaria presso la Mensa della Caritas diocesana di Cagliari, inizia così il racconto della sua “chiamata”: il desiderio forte, talvolta inspiegabile, di donarsi gratuitamente agli altri a cui non si può non rispondere. La sua esperienza in Caritas inizia sei anni fa: «Non avevo un'idea precisa di dove svolgere servizio: poi, un giorno, un'amica mi ha parlato della Mensa Caritas e ho preso i contatti. Dopo il colloquio, sono diventata subito una volontaria: andavo lì tre volte a settimana. L'impatto con questa nuova realtà non è stato semplice: si capisce quanto si è fortunati e quanta gente ha bisogno di tutto, non solo di un pasto caldo, ma di poter parlare, essere ascoltati. Ho iniziato a vedere da vicino la sofferenza, sono entrata in contatto con tante storie diverse, quelle dei volontari e soprattutto quelle degli ospiti: mi sono accostata a loro con riserbo, desiderosa di ascoltarli e imparare da loro. Anche durante i mesi più difficili della pandemia siamo riusciti far sentire loro la nostra vicinanza nonostante il distanziamento. In Caritas mi sento a casa: sento la necessità di andarci e quando non ci vado mi manca. La gratificazione nel vedere il sorriso degli ospiti, nel sentire il loro grazie è enorme; ogni volta il cuore si riempie di gioia»

Dallo scorso marzo Simonetta è diventata coordinatrice dei volontari della Mensa Caritas: «Questo nuovo incarico richiede maggiore responsabilità e, allo stesso tempo, mi permette di conoscere meglio i volontari, di ascoltare le loro motivazioni più profonde, ma anche di conoscere sempre di più la macchina organizzativa della Caritas. “Chi ce lo fa fare?”: ci sono tante risposte a questa domanda. C'è chi vede nel servizio la possibilità di non sentirsi soli, di sentirsi impegnati, di non pensare ai propri problemi, chi sente che gli manca qualcosa e che può riempire la propria vita solo rendendosi utile agli altri». Alla “chiamata” tanti hanno risposto anche durante i mesi più difficili della pandemia, in cui «sono arrivati numerosi nuovi volontari, tra loro moltissimi giovani che hanno sostituito i più anziani, desiderosi di mettersi in gioco, pronti ad aiutare con amore».

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Caritas diocesana di IGLESIAS

Dono per gli altri come vocazione

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di Emanuela Frau

«La vocazione mi è stata trasmessa dai miei genitori e dai miei nonni, poi è maturata in età adulta; arriva già da quando si è bambini». Ne è convinta Anna Franca Manca, che, con un grande sorriso accogliente, ci racconta la sua chiamata al servizio degli altri. Infermiera in pensione da qualche anno, attraverso la sua esperienza professionale ha imparato che ciascuno ha bisogno del prossimo e può farsi dono per gli altri. Oggi, anche grazie al servizio come Coordinatrice diocesana dei Centri di ascolto, ha maturato la consapevolezza che siamo tutti creature di un Amore grande. Ammette che non mancano i momenti di prova: «In questo fare per gli altri c’è anche la fatica, il turbamento e i dubbi, che però fanno crescere. Spendere la vita per gli altri – aggiunge – ti dà gioia nel cuore. Tutto questo si chiama carità». Per Anna Franca è sempre il momento giusto per fare il bene: nella quotidianità per poterne apprezzare i frutti nel presente e nel futuro. «È inutile fare volontariato se poi in famiglia prevale l’arroganza e non l’amore che bisogna curare sempre, anche nelle relazioni intra-familiari». Per lei il prendersi cura degli altri è prendersi cura anche di sé; stare in relazione col prossimo dà l’opportunità di cambiare, migliorarsi e mettersi in gioco. Con l’arrivo della pensione ha potuto realizzare un desiderio che coltivava da tempo. «Mi sono avvicinata alla Caritas proprio per poter ascoltare le persone; il Centro di ascolto era il posto più adatto a me; sono sicura che bisogna sapersi ascoltare per poter ascoltare gli altri ed esserci per loro». Durante la pandemia molti volontari anziani sono rimasti a casa per una comprensibile paura del contagio; lei ha accolto subito la loro fragilità ma non ha voluto chiudere il Centro perché era un momento delicato per tante persone che avrebbero chiesto una mano d’aiuto. «Non ero sola, alcune volontarie hanno continuato a prestare servizio con me; il resto del gruppo era comunque presente con la preghiera: ci sosteneva in questo modo». Nei momenti di stanchezza e sconforto capita che si senta scoraggiata, perché pretende che le cose siano fatte alla perfezione, ma poi si rasserena, anche al pensiero che il Signore le ha dato l’opportunità di aiutare il prossimo. «Lui per me ha fatto tanto. Lo penso crocifisso, morto per la mia salvezza; si è reso piccolo nell’Eucaristia, non lo posso tenere per me, lo devo dare agli altri. Tutto ciò che passa di bello in me è un dono che è giusto trasmettere».

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Caritas diocesana di LANUSEI

Volontari per gratitudine e per amore

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di Augusta Cabras

Lia Meloni e Angelo Sette sono volontari della Caritas diocesana di Lanusei, quelli della prima ora, convinti e contenti di condividere il tempo e la propria esperienza per aiutare chi vive in una condizione di fragilità, provando ad alleviare le sofferenze e a sanare le ferite. Facciamo ad entrambi una domanda provocatoria: “ma chi ve lo fa fare? Perché impegnare il tempo e le energie, per persone che neanche si conoscono, che, in alcuni casi, nelle situazioni complicate ci sono finite per superficialità o per sfida?”.  I due volontari non hanno dubbi, all’unisono rispondono: «Non ce lo fa fare nessuno!», e poi spiegano che è un’esperienza e una scelta di libertà, nata per senso di gratitudine nei confronti della vita da cui hanno ricevuto tanto e per continuare a stare in quella umanità, in cui anche per scelta professionale sono sempre stati. Lia e Angelo infatti sono entrambi psicologi, vivono con il cuore e la mente nelle pieghe delle vite altrui, negli angoli più bui, nelle viscere delle storie dolorose, dove scorgono spiragli di luce anche flebili e i semi da far germogliare. «Occupandoci delle situazioni umane - specifica Angelo - incontriamo Cristo e incontriamo noi stessi, la nostra stessa fragilità, la nostra umanità. Questo per noi è il momento di restituire agli altri quanto ricevuto e di spendere il tempo in maniera costruttiva.» I due volontari sono in forza alla Caritas dal 2015, anno in cui la Diocesi di Lanusei, per volere del suo vescovo mons. Antonello Mura, consegna al territorio un presidio di carità, importante in un momento storico in cui Chiesa e società sono chiamate a rispondere a nuove emergenze. Emergenze, disagi, difficoltà che spesso diventano consuetudini, aspetti cronici di una società in rapido cambiamento che fatica a trovare appigli, pilastri su cui fondarsi, valori su cui orientare la vita. Angelo e Lia fanno parte del Centro d’ascolto che accoglie le persone che si rivolgono alla Caritas diocesana a Lanusei e a Tortolì per svariati motivi e da circa un anno sono presenti nello sportello di primo ascolto psicologico, a cui segue l’intervento di altri servizi presenti nel territorio. Le persone che si rivolgono allo sportello sono tante e il numero è in crescita. « Le difficoltà maggiori – spiega Lia - sono legate alla sfera familiare, relazionale, di coppia. Sono storie di profonda sofferenza». «E non è sempre possibile togliere questa sofferenza - conclude Angelo -, ma è importantissimo darle un riparo, darle ascolto».

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Caritas diocesana di NUORO

Il germoglio della vocazione è l’amore

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di Stefania Ruggiu

La “vocazione” al volontariato di Maria Antonietta nasce negli anni '80, quando incontra Franco, un ragazzo paraplegico che qualche anno dopo sarebbe diventato suo marito. È lui, con quel carattere forte e generoso tanto da creare la cooperativa “Progetto Uomo” per aiutare le persone con disabilità, che le insegna la bellezza del donarsi totalmente e gratuitamente non solo nella coppia, ma anche nel servizio verso qualsiasi fratello in difficoltà. La vita le ha riservato tanti dolori ma lei, con la sua tenacia, è riuscita a tramutarli in opportunità: per 33 anni è stata gambe e braccia di Franco e proprio quell'amore profondo li ha portati a realizzare insieme diverse iniziative solidali.

Con lo stesso spirito circa 15 anni fa Maria Antonietta inizia la sua esperienza nella Caritas diocesana di Nuoro, dove nell'ultimo anno, segnato dalla pandemia, insieme con altre volontarie è stata impegnata accanto alle persone anziane e malate, alle famiglie bisognose a cui ha consegnato beni di prima necessità durante il lockdown, e accanto ai senza dimora, grazie al progetto “Abitare”.

In questo anno difficile – in cui l'attività della Caritas non si è mai fermata –  per Maria Antonietta le esperienze più belle sono state proprio gli incontri con quelle persone il più delle volte “invisibili” agli occhi degli altri, senza una casa e spesso colpite da diverse forme di dipendenza. L’obiettivo dei volontari, in questo caso, è quello di guadagnare la loro fiducia per risvegliare le loro coscienze e portarle ad essere più consapevoli. Ed è proprio quello che Maria Antonietta ha cercato di fare con Antonello, un ragazzo senza dimora con problemi di tossicodipendenza, seguendolo nelle sue vicissitudini di vita, accompagnandolo in una comunità di recupero, standogli vicina in tutti i suoi ricoveri e offrendogli tutto ciò di cui aveva bisogno. L’aiuto ricevuto ha consentito ad Antonello di rimanere in comunità, e di portare avanti un percorso che può aiutarlo a riprendere il controllo della sua vita. E Maria Antonietta, in cambio, ha arricchito la sua anima con una nuova esperienza che ha accresciuto in lei la consapevolezza dell’importanza dell’ascolto, del dialogo, della comprensione e dell’essere a disposizione verso chi talvolta non ha nessuno che lo aiuti. Proprio grazie alla Caritas ha visto germogliare nel suo cuore l’amore profondo verso il prossimo, cercando di essere quell’ “angelo” volontario che tutti i bisognosi vorrebbero avere al proprio fianco.

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Caritas diocesana di ORISTANO

Storie diverse, stessa chiamata

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a cura della Caritas diocesana arborense

Storie diverse perché diversi sono i volontari che vogliono raccontare la propria esperienza in risposta ad una “chiamata” che li spinge a dedicare un po’ del proprio tempo al prossimo, provando medesime paure e incertezze ma anche la forza per superarle.

Tomasa ha iniziato a prestare servizio nella Caritas diocesana di Oristano perché cercava una forma di volontariato adeguato al suo modo di essere ma, allo stesso tempo, non poteva impegnarsi troppo per via della famiglia e del lavoro. Poco dopo, è arrivato il lockdown: un momento che ha vissuto con estrema difficoltà, da un punto di vista emotivo, personale, finanziario e lavorativo. L’impegno in Caritas ha costituito per lei un punto fermo da cui ripartire e oggi si considera soddisfatta del tempo che dedica settimanalmente all’Emporio della Solidarietà.

Durante il suo servizio, i momenti di difficoltà non mancano, soprattutto quando incontra persone che conosce e che la evitano per vergogna e pudore. Tuttavia, lo accetta perché dice che «chi ha, a sua volta, avuto difficoltà, capisce sempre».

Racconta a tutti con entusiasmo la sua esperienza e così ha fatto anche con Giusy, sua vecchia conoscenza, che da settembre 2020, poco dopo essere andata in pensione, ha iniziato a prestare servizio come farmacista presso FarmaCOr, la parafarmacia Caritas. Anche a lei è capitato di incontrare persone conosciute, che avevano un lavoro, una loro dignità, che non avevano bisogno di chiedere niente e riferisce che «vederle qui, è stato molto doloroso. Ti si stringe il cuore e se puoi cerchi di incoraggiarle o fare finta di niente, se capisci che per loro è troppo difficile parlarne. Quando non si possono soddisfare tutte le richieste delle persone ti senti impotente, soprattutto quando vedi che ci sono situazioni che tu non potrai cambiare, e allora resta solo da sperare che quel poco che fai serva a rendere meno dura la loro situazione».

Nonostante questi momenti di difficoltà emotiva, Giusy dice che  «è bello condividere, è una cosa che senti e che fai perché non è normale non interessarsi degli altri. Fa parte del mio modo di essere».

La sua vocazione al volontariato viene, infatti, dai suoi genitori. Ha sempre conosciuto l’aiuto verso il prossimo nella sua famiglia perché, pur nel loro piccolo, i suoi genitori hanno sempre aiutato chi avesse bisogno e ora per lei stare a casa senza far nulla sarebbe impossibile, sapendo che fuori ci sono tante persone in difficoltà.

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Caritas diocesana di OZIERI

V come volontario, V come vocazione

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di Stefania Sanna

Il di un volontario Caritas nasce da un sentimento che si concretizza con un aiuto materiale verso il prossimo. Un simile a quello della Vergine Maria che si mette a disposizione di un Dio che, dal poco, compie meraviglie. Un che ha attraversato la pandemia ed affrontato il virus tanto temuto, che ha bloccato il mondo, permettendo l’azione di tanti volontari Caritas che hanno continuato a prestare il loro servizio. Se è vero che la paura del contagio o le precarietà di salute dei volontari più anziani ha frenato la presenza di alcuni, in tanti hanno continuato ad operare ed essere presenti, seppur con le dovute precauzioni e il rispetto delle norme anti contagio. Un servizio che ha significato e significa ancora oggi mettersi continuamente in discussione, rivedendo le proprie priorità e adattando i tempi personali alle tante emergenze che di volta in volta si presentano. Gianni è un volontario che da anni presta il suo servizio nella Caritas diocesana di Ozieri, lavora come tabaccaio e la sua attività è rimasta aperta durante il “lockdown” accogliendo le “spese sospese” che le persone lasciavano in un angolo del suo tabacchino. «Quello che più mi ha colpito -  racconta - è stata la dignità delle persone, che nonostante vivessero una situazione di difficoltà o necessità, ci indirizzavano verso coloro che più avevano bisogno. Insieme al parroco abbiamo attraversato le strade deserte della città nella consegna dei beni ma anche nell’ascolto e nell’aiuto ai più isolati».

Mina invece ha da poco intrapreso questa nuova esperienza e dedica ogni settimana qualche mattinata per smistare, preparare e consegnare ciò che serve a chi ne fa richiesta al Centro Caritas inter-parrocchiale “Beata Elisabetta Sanna”. «Una sera dopo l'Adorazione Eucaristica ho ricevuto la richiesta di affiancare un volontario che doveva andare via. Avevo appena offerto il mio tempo al Signore durante la preghiera. Come potevo dire di no!». Un altro che rivela come le emozioni vadano ben oltre i pacchi alimentari preparati. E se a un volontario si chiede “Chi te lo fa fare ?”, la risposta è unica, così come il sorriso: «Ho ricevuto tanto nella mia vita, non potevo stare fermo a casa». Come unica è anche la preghiera: «Signore fammi sbagliare per eccesso. Eccesso di accoglienza e comprensione, eccesso di sorrisi, eccesso di beni!».

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Caritas diocesana di SASSARI

Per spirito di servizio fatto volentieri

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di Gianfranco Addis

Ogni giorno alle 7.20 Caterina ha già aperto il Centro Servizi diocesano della Caritas di Sassari in largo Seminario 3, dove da più di 40 anni vengono distribuiti quotidianamente beni di prima necessità.

«Vado presto perché c’è sempre da sistemare qualcosa prima che inizino ad arrivare le persone che hanno bisogno». Ogni giorno sono circa 50 le persone che bussano alla porta per ritirare un pacco viveri ma anche qualche capo di abbigliamento. Aiutare chi vive in condizioni di difficoltà è sempre stato il filo conduttore della vita di Caterina che sebbene abbia superati gli ottanta anni è piena di energia, che contagia chiunque la incontri. Fin dai primi anni di vita della Caritas diocesana la sua presenza è caratterizzata dallo spirito di servizio “fatto volentieri” anche quando la fatica di avere a che fare con “certi poveri” mette a dura prova la voglia di alzarsi presto per andare a preparare i pacchi.

Caterina non usa termini altisonanti per parlare della sua fede granitica vissuta nel servizio silenzioso, lei è il riferimento per molti volontari della Caritas, come Vanna che dal 2009 ha iniziato il suo impegno al Centro Servizi spinta dal desiderio di «dare da mangiare a tutti i poveri». Convinta di occupare il suo tempo solo per qualche ora, oggi si trova a definire quegli spazi la sua seconda casa. «Sono nata per questo» risponde a chi le domanda chi glielo faccia fare. «Una naturale attività giornaliera che mi ha cambiato il carattere», anche se non nasconde che avere a che fare con certe povertà la mette a dura prova, ritrovandosi qualche volta a piangere al rientro a casa.

Un cuore di sposa, mamma e giovane nonna che le si stringe nel vedere i tanti giovani che chiedono aiuto, immedesimandosi così con Maria la madre di Gesù «trovato e vissuto nelle tante situazioni di disperazione» spesso conosciute entrando per portare il pacco viveri in tante famiglie che abitano in quella zona della città dove è nata e da sempre vissuta: il centro storico di Sassari; qui sono concentrate tante storie difficili accomunate dalla solitudine e dalla fragilità che aspettano di essere sostenute nella speranza.

A chi osservi Vanna e Caterina, mentre preparano i pacchi viveri insieme alle tante volontarie che a turno si impegnano negli spazi angusti del Centro Servizi, ma sempre pieni di vita donata, viene in mente la definizione di don Tonino Bello: “organizzatori di speranza”, che appare la giusta fotografia del servizio reso nella semplicità e nell’umiltà.

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Caritas diocesana di TEMPIO-AMPURIAS

"Desideriamo renderci utili con un cuore aperto alla volontà di Dio"

​

di Daniela Astara

Come un seme piantato nel giardino. Così la sua fede coltivata dai tempi dell'oratorio nella parrocchia della Sacra Famiglia di Olbia è cresciuta e si è fortificata. Da bambina che giocava all'esterno della chiesa di via Roma a volontaria della Cittadella della Carità nel Centro di ascolto. Rossella Sini, 43 anni, è una pedagogista, un'insegnante premurosa e attenta. La Caritas è entrata nella sua vita circa un anno fa, quando cercava qualcosa che rispondesse al suo desiderio di vivere al meglio e valorizzare le doti ricevute. Con emozione racconta che tramite un'amica si è lasciata coinvolgere in una realtà che all'inizio la spaventava e della quale pensava di non essere all'altezza: «Mi spaventava l'idea di entrare a contatto con realtà difficili, con famiglie e persone che attraversano momenti duri» racconta. Ma senza farsi frenare dalle paure dice il suo sì. «Mi sono messa in gioco con umiltà e amore. Ho incontrato persone fantastiche che mi hanno dato fiducia – prosegue – in un clima di accoglienza, facendomi sentire fin da subito parte di una grande famiglia». Rossella decide quindi di fidarsi e affidarsi. Vuole essere un aiuto per gli altri, vuole essere una cristiana operosa, dare il suo contributo a favore del prossimo e soprattutto proseguire la missione caritatevole di Gesù e Maria, donna che incarna in sè l'atteggiamento essenziale del servizio. «Nessuno di noi è lì senza Maria nel cuore – dice – . Maria è la donna del servizio, colei che per prima si è messa a disposizione di Gesù e come lei anche noi volontari cerchiamo di fare lo stesso con tanta umiltà». In Caritas Rossella si occupa di ascoltare le persone. Un servizio delicato e di grande importanza. «Non sbrighiamo pratiche, accogliamo gente bisognosa e lo facciamo con uno spirito di fratellanza. Cerchiamo di creare un clima positivo, di metterci allo stesso livello dell'interlocutore – spiega – . Invitiamo le persone a parlarci della loro vita, dei loro familiari, un'indagine esplorativa che spesso fa emergere le vere necessità che portano le persone da noi, al di là del bisogno urgente di pagare una bolletta o ritirare un pacco di viveri. Per questo noi volontari non abbiamo mai fretta. Alle volte capita che in un primo incontro le persone non riescano ad aprirsi, allora capiamo che occorre del tempo e diamo sempre la disponibilità per un secondo appuntamento, anche solo per un saluto. Vogliamo renderci utili con il cuore aperto alla volontà di Dio».

 

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(Ales-Terralba)
Paolo e Cristina, volontari nel Centro di accoglienza inter-parrocchiale della Caritas di Arbus

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(Ales-Terralba)
Consegna viveri alle famiglie bisognose

Ales
Alghero
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(Alghero-Bosa)
Alcuni volontari della Caritas di Alghero-Bosa
impegnati nell'ascolto telefonico

Cagliari
Nuoro
Ozieri
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(Cagliari)
Simonetta impegnata nel servizio presso la Mensa
della Caritas diocesana

(Cagliari)
Il cartello d'ingresso della Mensa Caritas

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lanusei
Oristano
SASSARI
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Iglesias

(Sassari)
Caterina impegnata nell'attività quotidiana
del Centro Servizi

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(Nuoro)
Maria Antonietta nel Centro d'ascolto
della Caritas diocesana di Nuoro

 

(Nuoro)
Un momento dell'attività di ascolto che Maria Antonietta svolge nella sua azione di volontariato

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(Lanusei)

Lia, volontaria del Centro d'ascolto

della Caritas diocesana di Lanusei

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(Lanusei)
Angelo, in un momento di pausa durante
gli ascolti nella Caritas

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(Oristano)
Giusy, farmacista volontaria di FarmaCOr,
la parafarmacia Caritas

(Oristano)
Tomasa, volontaria dell'Emporio della Solidarietà
della Caritas diocesana di Oristano

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(Ozieri)
Mina prepara i pacchi nel Centro Caritas
inter-parrocchiale di Ozieri

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(Ozieri)
Il Centro Caritas inter-parrocchiale di Ozieri
dedicato alla Beata Elisabetta Sanna

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(Iglesias)

Anna Franca Manca,
Coordinatrice diocesana dei Centri di ascolto

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(Alghero-Bosa)
Due volontarie preparano i pasti da consegnare
a domicilio alle famiglie bisognose

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(Iglesias)

Centro d'ascolto della Caritas a Iglesias

“Marta e Maria”

(Tempio-Ampurias)
Rossella Sini nel Centro d'ascolto della Cittadella
della Carità a Olbia

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(Sassari)
Vanna prepara uno dei pacchi viveri

(Tempio-Ampurias)
L'ingresso della Cittadella della Carità a Olbia

Tempio

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