IMPEGNOCARITAS
NEWSLETTER DELLE CARITAS DIOCESANE DELLA SARDEGNA
N. 6, 2 aprile 2023
"ASCOLTO E ASCESA"
Caritas diocesana di ALES-TERRALBA
Un ascolto per ricominciare a vivere
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di Stefania Pusceddu
Giovanni, italiano, e Safia, somala, dopo anni di amore e serenità familiare, hanno dovuto lasciare in tutta fretta la Somalia dove avevano costruito la vita insieme. Oltre alla situazione di crisi e allo scontro politico e armato, si sono aggiunte dure prove personali: Giovanni ha perso il lavoro che garantiva un’esistenza dignitosa alla famiglia. Tutta la loro vita è entrata in poche valigie e col loro figlio di appena 7 anni sono venuti di corsa in Sardegna, per tornare in Marmilla, dove Giovanni è nato e cresciuto. La promessa di un lavoro non si è concretizzata. I primi mesi della nuova vita nell’Isola sono stati durissimi. Soli, senza nessuno che li conoscesse e aiutasse, con le tante spese da affrontare, sono arrivati presto alla disperazione. Si sono rivolti alla Caritas diocesana di Ales - Terralba per chiedere un aiuto immediato. I volontari li hanno accolti e confortati con affetto e calore, non solo offrendo i viveri che permettono di garantire pranzo e cena e riempire lo stomaco ormai vuoto, ma anche tendendo loro la mano per camminare insieme e superare questo momento. La storia di Giovanni e Safia è segnata da una brutta caduta ma anche da piccoli passi in avanti, compiuti riponendo una totale fiducia in chi ora si prende cura di loro. Si sono recati allo Sportello orientamento della Caritas per un supporto nelle pratiche relative al permesso di soggiorno, ma anche per ricevere consigli su cosa fare e per sciogliere i tanti nodi esistenti. Safia, a causa dei tanti pensieri, aveva smesso di dormire e di giorno stava male. Oggi, dopo il colloquio allo Sportello, con l’ausilio degli operatori, ha trovato un lavoretto che la tiene impegnata e la gratifica, e questo ha giovato alla sua salute. Ha cominciato a studiare l’italiano perché vuole finalmente imparare la lingua e integrarsi. Il bambino partecipa ai percorsi personalizzati proposti dalla Caritas per affrontare i disturbi dell’apprendimento e sembra più sicuro di sé, dopo che sono stati individuati i metodi di studio adatti. Un passo alla volta, da quell’ascolto con la richiesta di aiuto fatta ai volontari, pian piano Giovanni e Safia si impegnano ogni giorno a scalare montagne. E il loro volto triste lascia spazio ai sorrisi. Ora desiderano sposarsi; Safia dedica molto tempo alla preghiera e il bambino comincerà il percorso di fede, guidato dalle catechiste. La strada da percorrere per la loro rinascita è ancora tanta, ma il cambiamento profondo è già cominciato, a partire dalla fede che si rafforza ogni giorno.
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Caritas diocesana di ALGHERO-BOSA
Come andare verso l’Altro anche da dietro una scrivania: la storia di Roberto
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di Gabriele Tilloca
Roberto finisce di catalogare alcuni fascicoli del Centro d’ascolto della Caritas diocesana di Alghero-Bosa, prima di sedersi e raccontare la sua esperienza. Ha 29 anni e collabora con la stessa Caritas da tre anni. «Sono tra i più giovani qui e non mi dispiace, anzi. Attraverso il rapporto con i volontari e i collaboratori, osservo il loro modo di approcciarsi agli altri, l’esperienza, e trovo in loro uno stimolo costante per aiutare i più deboli. Non è un peso ma una soddisfazione, un arricchimento personale». Quando è scoppiata la guerra, poco più di un anno fa, Roberto ha scoperto che da dietro una scrivania avrebbe potuto migliorare le vite di molti. Ed è così che racconta una delle storie che lo ha cambiato maggiormente, quella di Davyd (nome di fantasia) e della sua famiglia.
«Appena dopo lo scoppio della guerra in Ucraina - racconta Roberto - è arrivata ad Alghero una famiglia in cui l’unico uomo, considerato il capofamiglia, aveva una disabilità motoria. La loro città era stata tra le prime a subire i bombardamenti russi, quindi sono stati costretti a fuggire verso una nazione e una vita nuova. Quel ragazzo sosteneva il peso di essere un padre di famiglia, nonostante le sue evidenti difficoltà. Vedendolo così determinato, ho sentito come un impulso a dover trovare una soluzione per aiutarlo a migliorare la sua condizione. Ho ascoltato le sue necessità e contattato alcune persone che lavoravano in città in ambito sanitario, e sono riuscito a fargli ottenere una prima visita medica. Vedere nei suoi occhi la sua gratitudine per un gesto all’apparenza così semplice, per me è stata un’esperienza impagabile». Il tono di voce è basso, quasi spezzato, nel ricordare quei momenti. «Aiutare qualcuno scappato da una situazione di guerra, mi ha fatto capire quanto spesso non apprezziamo abbastanza ciò che abbiamo. Credo che spesso il Signore agisca in modi difficili da comprendere per noi. Ad esempio, la gratuità dei volontari per me è la prova che il messaggio di Dio possa essere trasmesso anche attraverso questi gesti. Per quanto mi riguarda, aiutare Davyd ha rinforzato in me sia la fede che la speranza, non solo nell’essere umano ma anche in Dio».
Quando parla della Caritas Roberto non pone se stesso al centro. Racconta gli altri, in un certo modo capisce che questa “esperienza di grazia”, come ci ricorda Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2023, non è solitaria, ma condivisa “come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede.”
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Caritas diocesana di CAGLIARI
La concretezza del Vangelo tra le mura del carcere
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di Maria Chiara Cugusi
«Da 18 anni accanto ai detenuti, gli ultimi “più scomodi”, percepiti talvolta come “la parte sbagliata” della società. E proprio grazie all’incontro con queste persone, ho l’opportunità di vivere la concretezza del Vangelo». Racconta così il suo servizio nel Magazzino Caritas del Carcere di Cagliari-Uta Donatella Barella, che proprio per questo impegno nei giorni scorsi ha ricevuto il “Premio solidarietà donna” da parte dell’associazione “Socialismo diritti e riforme (SDR)” e della sezione cagliaritana della Fidapa.
Una sorta di vocazione la sua, da quando nel 2005, andata “in pensione”, si è affacciata per la prima volta alla realtà del carcere, tramite un’associazione locale. «Ogni volta che passavo davanti alle mura di Buoncammino, mi chiedevo chi pensasse a quelle persone, e sempre di più cresceva dentro di me la voglia di conoscere questo mondo. Lavoravo con le famiglie dei detenuti, non avevo contatti con l’area detentiva». Poi, l’incontro con la Caritas: «Ho saputo che essa stava attivando un Centro d’ascolto dentro il carcere: ho iniziato la formazione per volontari, e poi i primi colloqui con i detenuti. Mi sono resa conto che queste persone, con storie complesse, hanno bisogno di vicinanza, attenzione, senza sentirsi giudicate. Ho scoperto un’umanità e una solidarietà tra di loro che fuori da quelle mura non si immaginerebbe. Persone che, grazie al lavoro degli educatori, degli psicologi e della Chiesa, riescono ad acquisire consapevolezza e a intravedere una possibilità di vita diversa rispetto a quella condotta fino a quel momento». Dal 2010 – anno di avvio dell’attività del Magazzino – sono state aiutate quasi 4.000 persone, con la consegna di oltre 23.000 pacchi, di indumenti e prodotti per l’igiene personale.
«Dietro a questa attività, c’è un grande lavoro di ricognizione, ma anche ascolto e senso di responsabilità. Non faccio domande, aspetto che siano loro a raccontarmi. Mi rendo conto che questo servizio è importante per loro, perché sanno che c’è qualcuno disposto ad aiutarli, senza chiedere nulla in cambio». Quella del carcere «è una realtà complessa in cui sono entrata in punta di piedi, ottenendo la fiducia degli operatori e degli agenti. In questi anni la mia vita è stata fortemente segnata da questo impegno: ciò che mi dà la forza per andare avanti è sapere che la mia presenza lì è ritenuta importante. Un’esperienza forte anche dal punto di vista della fede, che mi dà l’opportunità di vivere concretamente il Vangelo. Ringrazio mio marito e i miei figli che mi hanno sempre sostenuto in questo percorso, condividendone i valori».
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Caritas diocesana di IGLESIAS
Un passo in avanti nella fede in Dio
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di Emanuela Frau
Volontaria da diversi anni presso il Centro di ascolto “Marta e Maria” della Caritas diocesana di Iglesias, Liliana (nome di fantasia) accetta volentieri l’opportunità di raccontare la sua esperienza di cambiamento, avvenuto anche grazie alle persone incontrate nel suo servizio. «Avevo del tempo a disposizione e volevo impegnarlo nel modo più utile. Mi sono avvicinata al Centro con curiosità e interesse. È stato per me di grande aiuto; riuscire ad ascoltare gli altri significa anche imparare ad ascoltare se stessi e io l’ho imparato; ho avuto così il vantaggio di conoscermi più a fondo, migliorandomi e dando il massimo». Riconosce che il suo cambiamento è ancora in corso; si tratta di un progredire graduale, non eclatante, verso la scoperta di tanti valori che erano sempre stati sottaciuti. È consapevole che nel suo percorso aveva lasciato in “standby” la fede in Dio e poi all’improvviso le cose hanno iniziato a cambiare. «Posso parlare di riscoperta della mia fede; per riscoprirla dobbiamo riscoprire noi stessi; il primo passo di ciascuno è proprio un’autoanalisi spontanea. Si inizia a pensare che non si deve nascondere la fede sotto terra, lì non fa radici né frutti. Si acquisisce un altro modo di vedere le cose che coinvolge naturalmente lo spirito». Liliana è conscia di esser diventata più riflessiva, di aver riscoperto la fede in un modo diverso, interpretandola in una maniera più ampia; la sente dentro di sé come una forza inspiegabile che la spinge a fare passi in avanti. «Prima di conoscere la Caritas non avevo mai partecipato a degli incontri spirituali e meditativi. Ero molto grezza da questo punto di vista, la mia vita era impostata su altre cose. Ho accettato con apertura mentale totale, senza preclusioni di nessun tipo. Grazie all’educazione ricevuta dai miei genitori, ho sempre rispettato le persone a prescindere dal ceto sociale; in famiglia c'è stato sempre un occhio di riguardo e di rispetto umano per le persone meno fortunate di noi». Racconta che al Centro di ascolto ha imparato a non pensare più “io avrei fatto così se fossi stata in lui”; ha capito che la persona di fronte è diversa da lei, scoprendo di non essere il centro del mondo perché in quel momento chi è in difficoltà sta al centro dell’attenzione del volontario che si approccia a lui in maniera autentica e senza giudizio. «Ho visto la dignità di tante persone. È difficile chiedere aiuto, è più facile darlo. Si fa fatica a chiedere ma chiedere è un altro passo avanti nella fede in Dio».
Caritas diocesana di LANUSEI
Rinascere con la Grazia di Dio
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di Augusta Cabras
Strani percorsi fa la vita. Inizia nell’entusiasmo dell’attesa che diventa compimento, nel giubilo del primo pianto, nel desiderio del presente e di quello che sarà. È vita da costruire, vita che cresce, impara. Poi capita che arranca, fatica nel dubbio e a volte si incaglia nell’errore. Trema nella caduta dolorosa. Il mondo intorno si frantuma, gli altri appaiono stranieri, tutto è fuori luogo e fuori tempo. La ferita inferta agli altri e a se stessi gronda sangue. È tempo di lacrime, di bestemmie e preghiere. La vita è segnata, ma non per sempre. Perché la ferita è feritoia e anche nel buio più profondo filtra uno spiraglio di luce. Di luce e aria. D’aria e d’amore. Eugenio (nome di fantasia) lo sa bene. Lo racconta don Minuccio Stochino cappellano del carcere di Lanusei, che insieme ai volontari del Centro d’ascolto della Caritas diocesana di Lanusei accoglie storie, sostiene percorsi, regala amore ai detenuti. «Era la prima volta che andavo a celebrare in carcere e la preoccupazione non era poca. Come presentare il Vangelo? Come ispirato dissi più o meno questo: sono qui perché vi voglio bene, e ciò non dipende da un sentimento umano, ma dal fatto che vi so amati da Dio che è Padre. Non so cosa vibra nei vostri cuori. Forse rabbia, forse sentimenti di vendetta, forse delusione. Mi permetto di suggerirvi una provocazione: siamo nelle mani di Dio che ci vuole immensamente bene, Lui vuole dare a ciascuno un dono, per ora misterioso, molto grande. Mettiamo nel nostro cuore questa certezza».
La messa si conclude, nel silenzio di quella cappella incastonata in una Casa Circondariale vetusta e grigia. Eugenio rompe il silenzio e chiede un colloquio con il cappellano che lo accoglie. Lui ascolta il racconto di una vita, la voglia di fare cose grandi, forse troppo!, amicizie sbagliate, incontri nefasti. Eugenio piange spesso, si commuove al pensiero della sua «meravigliosa famiglia» e all’idea che quel Dio annunciato alla Messa non è poi così lontano dalla sua esperienza. «Sono un cristiano battezzato - dice Eugenio- ma imbrigliato nelle faccende materiali e sociali sono “un non praticante”, ma ho sentito, il dono che il Signore voleva farmi». È così lentamente ma con dolce forza affiora il desiderio di Dio, della partecipazione ai Sacramenti e alla Messa domenicale. La Luce di Cristo ha illuminato la vita di Eugenio e della sua famiglia. Eugenio ora è tornato a casa dopo aver scontato la sua pena. La sua vita brilla della Grazia di Dio che opera sempre cose meravigliose.
Caritas diocesana di NUORO
Angeli, Provvidenza e Miracoli
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di Suor Pierina Careddu
«Ho sempre creduto che gli Angeli del Signore esistessero. Anche perché, durante la mia esistenza, sono entrato in contatto con tanti di loro. In età adulta ho capito che la mia vita è stata piena della Provvidenza di Dio, che ho ricevuto a piene mani. Nella maturità ho anche scoperto che sono stato beneficiario di diversi miracoli, alcuni piccoli ma altri tanto, tanto grandi». Giorgio, 68 anni, è un pensionato che si è avvicinato alla Caritas diocesana di Nuoro da poco più di tre mesi. È stato segnalato da un’amica per le sue passate esperienze professionali che potranno essere utili nei vari progetti. Il suo impegno di queste settimane è stato discreto. Il suo racconto dell’incontro con i responsabili della Caritas fa capire come la svolta nella vita di un credente è proprio dietro l’angolo. «Superata la soglia della Caritas ho percepito molto chiaramente il senso dell’Ascolto. Mi sono sentito accettato e capito. Ho aperto il mio cuore e il mio spirito ha vibrato dolcemente. Mentre parlavo con loro ho percorso il non facile tragitto che unisce l’uomo a Dio».
Giorgio non nasconde la commozione nel riferirci un episodio accadutogli quando era bambino e nel definire miracolosi alcuni fatti che sono accaduti molto tempo dopo e legati a quella vicenda della sua infanzia. «Ma oggi, mentre siamo entrati in Quaresima, con vivo stupore, vengo toccato da un altro miracolo - racconta il nostro amico -, la Via Crucis e la Croce benedetta hanno attraversato il mio spirito come stigmate benefiche. Non ferite sanguinanti, ma segni dolci ed indelebili dell’Amore di Gesù Cristo. Tutto questo, che può apparire audace da parte mia - prosegue con un tono di voce toccante – si è materializzato: mi è stata donata una Croce da portare sul monte, in un’ascesa che non sarà facile. Ed il miracolo sta proprio qui, in quella Croce che la vita mi ha caricato sulle spalle. La Fede – conclude Giorgio, mentre il suo sguardo si riempie di un luminoso sorriso - è fatica, è ricerca, è crisi, è Mistero. Ma allo stesso tempo è gioia, è amore, è felicità. È Resurrezione».
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Caritas diocesana di ORISTANO
Scoprirsi poveri dà occhi nuovi per incontrare Cristo povero nei poveri
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a cura della Caritas diocesana Arborense
Piera è una volontaria della Caritas parrocchiale di Solarussa, dove svolge il suo servizio da oltre trent’anni, e della Caritas diocesana di Oristano. Che la fede in Gesù ci conduca all’amore fraterno l’ha capito fin da piccola grazie a suor Luisa, vincenziana con la quale è cresciuta, che l’ha spinta a studiare e le ha trasmesso l’amore e il rispetto per i poveri, valori che hanno inciso profondamente nella sua vita privata e professionale. Infatti, durante i suoi quasi quarantacinque anni di insegnamento con i bambini più piccoli e il volontariato in parrocchia, ha incontrato tante storie e tante forme di povertà. Quando però le viene chiesto come questa esperienza di vita abbia alimentato la sua fede e fatto incontrare Gesù, non risponde raccontando la storia di altri ma la sua.
A dieci anni dal ciclone Cleopatra, Piera ricorda i terribili momenti vissuti da lei e dalla sua Solarussa. «L’esperienza dell’alluvione mi ha mandato “sottoterra”, non avevo più nulla, l’acqua aveva portato via tutto e per me era un momento di fragilità anche perché avevo perso da poco mio marito. Non ero adirata con Dio ma dicevo “Signore, ti ho dato la mia vita, ho cercato sempre di esser fedele ai tuoi comandamenti, perché mi hai dato questo?”». Ma la disperazione e lo smarrimento durano giusto un momento, perché Piera sperimenta in prima persona l’importanza di avere qualcuno che ti tende la mano. In particolare, ricorda il momento in cui riceve la visita di due vicine di casa: una le offre le sue mani in aiuto per ripulire, l’altra le dona un tavolo con delle sedie, che lei considera come sacri, perché le ricordano ogni giorno l’aiuto che ha ricevuto. «Il Signore l’ho incontrato, anzi, è Lui che ha incontrato me in più momenti della mia vita, ma l’idea che qualcuno avesse pensato a me, che avesse diviso ciò che aveva, mi ha riempito il cuore e allora dicevo: “Signore, ci sei anche oggi”. Così ho capito che tutto questo non me l’aveva dato per punirmi: l’ha permesso perché lo incontrassi meglio».
Questi e tanti altri piccoli gesti di solidarietà ricevuti le hanno fatto vivere una rinascita spirituale e dato la spinta addirittura per mettersi subito in gioco aiutando gli altri sfollati. Piera, da allora, ha proseguito il suo servizio ai poveri con uno sguardo nuovo: sperimentare la povertà e la crisi l’hanno resa più consapevole nel suo servizio e hanno rafforzato la sua fede.
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Caritas diocesana di OZIERI
Da “Salvatore” a salvato... storia di un volontario
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di Stefania Sanna
Chi opera da anni nella Caritas diocesana di Ozieri può raccontare tante storie, descrivendo paure e vittorie, lacrime e risate, dubbi e certezze, ma se si chiede di raccontare un’esperienza che parli di ascolto e ascesa non si hanno dubbi e il nome che viene fuori è quello di Salvatore. La sua storia incarna tutte quelle sfumature che raccontano di chi, attraverso l’aiuto all’altro, ha avuto l’occasione per dare una svolta alla propria vita, soprattutto dal punto di vista spirituale.
«Mi sono avvicinato al mondo della Caritas con un atteggiamento un po’ scettico - racconta Salvatore - non ero un beneficiario ma neanche un volontario. A distanza di anni sorrido e con commozione riconosco che in Caritas ho trovato tutto questo; “beneficiando” dell’incoraggiamento e del supporto di chi ho incontrato, ascoltando, come volontario, persone che con la loro vita hanno cambiato la mia. Rimboccarmi le maniche quasi quotidianamente come volontario è un privilegio al quale non potrei rinunciare».
Le maniche Salvatore le rimbocca ormai da tanti anni mettendo in mostra i suoi avambracci tatuati che raccontano di quando giovane ragazzo aveva intrapreso strade rischiose, che gli avrebbero rovinato la vita per sempre, se non avesse incontrato l’aiuto dei servizi sociali che dopo la riabilitazione l’hanno indirizzato verso la Caritas. «Ho iniziato ad andare qualche ora al CAS (Centro di accoglienza straordinaria) e a preparare qualche pacco di alimenti, supportato e affiancato da un’operatrice che mi incoraggiava e mi mostrava con semplicità come avvicinarmi agli altri. Mi turbava però il crocifisso appeso sulla parete del Centro di ascolto, perché sembrava che mi chiamasse, mentre io non ricordavo più neanche una preghiera e l’ultima volta che le avevo recitate ero poco più che un bambino». Qui inizia l’ascesa di Salvatore che racconta non senza commozione come ha iniziato il suo percorso di riavvicinamento alla fede. «Andavo nel primo pomeriggio in chiesa e, nascosto nelle ultime file, cercavo di ricordare le preghiere imparate nell’infanzia. Una mattina ho dato uno sguardo alla bacheca degli orari delle messe e ho partecipato all’eucaristia. Da quel giorno è stato un crescendo, ho iniziato a frequentare la parrocchia e anche il mio lavoro in Caritas ha assunto un diverso significato, incontrando persone che, pur nella loro povertà, invocavano quel Dio che si stava riaffacciando nella mia vita. Ogni giorno come inizio la mia giornata da volontario guardo quella parete e quel Gesù in croce è sempre lì ad incoraggiare, accogliere e accompagnare».
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Caritas diocesana di SASSARI
Caterina e le sue opere
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A cura della Caritas diocesana di Sassari
Una vita dedicata agli “ultimi” quella di Caterina Fiori, 85 anni, per 33 anni in servizio nell’Istituto provinciale per l’infanzia abbandonata di Sassari, dove inizia la sua dedizione verso i più bisognosi, poi attiva per tanti anni nel mondo del volontariato attraverso la Congregazione “Tra Noi” e la Caritas diocesana di Sassari. Esperienze che le permettono di entrare in contatto con storie toccanti, che la segnano profondamente. Tra queste, quella di Kevin, un bambino di origini albanesi, con gravi problemi di salute. L’incontro con Kevin e la sua famiglia cambierà profondamente la sua vita, è proprio attraverso questa esperienza che Caterina capisce che deve porre la sua vita al servizio degli “altri”.
Grazie alla Caritas e alla stessa Congregazione, Kevin viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico che purtroppo non farà migliorare il suo stato di salute ma cambierà la vita di tutta la famiglia, da quel momento in poi circondata da tanto amore. Caterina, scelta come madrina del bimbo, diventa il cuore pulsante di questa famiglia con cui ancora ha dei contatti regolari: ogni volta che parla di lui, con tanta tenerezza dice: “è il mio sposo”.
Nel Centro Servizi della Caritas diocesana Caterina è impegnata, ogni giorno, nella preparazione dei pacchi viveri per i bisognosi, per i quali è diventata un punto di riferimento. Il suo stile non è solo donare un pezzo di pane ma aiutare il prossimo anche con una parola di conforto che di certo non cambia la vita, ma riesce almeno ad alleviare la sofferenza di chi ascolta. Con la sua disponibilità e gentilezza vuole restituire la dignità a coloro che le chiedono aiuto e verso i quali tende sempre la mano. L’amore di cui Caterina è ricca viene distribuito non solo agli “ultimi” ma a tutte le persone che collaborano con lei per le quali è un esempio di vita e di carità.
Nonostante sia la volontaria più anziana tende a mettere in risalto gli altri e mai se stessa: il prossimo è sempre e comunque al primo posto. La sua attenzione non è altalenante ma continua, quotidiana e questo le permette di cogliere i bisogni di tutte le persone con le quali si rapporta, ma soprattutto le consente di intraprendere con loro una relazione solida e di fiducia. Da cristiana convinta e praticante dice: «Vivo il volontariato come amore per i fratelli in risposta al dono ricevuto da Dio».
I suoi 85 anni si fanno sentire attraverso i numerosi acciacchi di cui non si lamenta e per i quali l’unica vera terapia è rappresentata dalla Caritas. Questa è Caterina, una persona unica e speciale.
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Caritas diocesana di TEMPIO-AMPURIAS
Dalla diffidenza ai sorrisi: ecco la storia di Riccardo
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di Daniela Astara
È realizzando un presepe, ma anche impastando dei biscotti e aiutando a caricare la spesa nell’Emporio Caritas a Tempio Pausania che Riccardo (nome di fantasia) pian piano ha iniziato a fidarsi ed aprirsi con le persone e i volontari. «Prima di frequentare la Cittadella ero diffidente - racconta - ora sono cambiato e mi sento anche molto più forte». Riccardo spiega di essere arrivato in Italia quando aveva circa 8 anni e di aver frequentato subito la scuola primaria, di aver imparato velocemente la lingua ma di non essere riuscito a stringere amicizie. Subito dopo il diploma, l’incontro con gli operatori della Caritas, in particolare con Paolo e Piera. Tramite il progetto “Carpe diem” finanziato dalla Regione Sardegna nell’ambito territoriale del Plus di Tempio Pausania, Riccardo inizia la sua esperienza nella Cittadella della Carità.
«All’inizio tutte le cose che non conosci possono spaventare - racconta Piera -. Così anche noi non sapevamo il modo più giusto per entrare in sintonia con lui. Era spaventato, timido e taciturno, ma piano piano si è aperto. Da circa un anno si occupa di dare una mano nel riordino del magazzino ed è sempre pronto ad aiutare le persone che vengono all’Emporio. È puntuale e volenteroso - prosegue -, chiacchiera volentieri delle sue passioni: la geografia e i viaggi, adora la cucina, come abbiamo scoperto a Natale quando abbiamo organizzato un laboratorio per la preparazione dei biscotti». Piera spiega che il cambiamento di Riccardo nell’approccio con le persone è evidente: «È come se in Caritas avesse intrapreso un percorso di ascesa personale che è in continua evoluzione, di cui ogni giorno possiamo raccogliere risultati evidenti. È sempre sorridente ed estremamente educato e puntuale negli impegni». Un miglioramento nei rapporti interpersonali notato anche dall’educatrice Valeria: «Riccardo è un ragazzo introverso che in Caritas ha trovato uno spazio per sé, dove sentirsi accolto e apprezzato. Sta crescendo nel rapporto con gli altri, è desideroso di scoprire e imparare cose nuove. Ha ottime capacità in pasticceria che vanno valorizzate. Il suo cammino è positivo e incentivante per noi operatori». «Dobbiamo ringraziare Riccardo - dice Piera - per i sorrisi gratuiti che ogni giorno ci dona e per la tenerezza che ci insegna. Speriamo che possa continuare nel suo percorso di ascesa, per diventare sempre più consapevole delle sue capacità. Vorremmo tenerlo sempre con noi, se ciò sarà possibile».
(Alghero-Bosa)
Roberto mentre controlla alcuni fascicoli
(Alghero-Bosa)
Un momento di ascolto nella Caritas diocesana
(Lanusei)
Don Minuccio Stochino, cappellano della Casa Circondariale di Lanusei (foto Pietro Basoccu)
(Lanusei)
La realtà del carcere (foto Pietro Basoccu)
(Oristano)
La Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo a Solarussa
(Ales-Terralba)
Lo Sportello orientamento della Caritas di Ales-Terralba
(Ales-Terralba)
Il sostegno personalizzato allo studio
(Cagliari)
Donatella Barella davanti all’ingresso della Casa circondariale di Cagliari - Uta
(Cagliari)
L’iniziativa “Premio solidarietà donna” lo scorso 10 marzo a Cagliari
(Tempio-Ampurias)
Riccardo intento a sistemare un pannello
(Tempio-Ampurias)
Un momento del lavoro nella Caritas
di Tempio - Ampurias
(Sassari)
Caterina mentre svolge le attività quotidiane
al Centro Servizi Caritas
(Sassari)
L’ingresso del Centro Servizi della Caritas diocesana
(Ozieri)
Il crocifisso nel Centro di ascolto della Caritas di Ozieri
(Ozieri)
Salvatore in un momento di preghiera
(Nuoro)
​Gesù porta la croce
(Nuoro)
L'Albero della Vita
(Iglesias)
​Il molo, simbolo dell’approdo di Liliana
(Iglesias)
Montagne Nord Italia, la grande passione di Liliana