N. 9, 11 DICEMBRE 2024 - NEWSLETTER DELLE CARITAS DIOCESANE DELLA SARDEGNA
IMPEGNOCARITAS
“Custodire gli altri e l’Altro per farsi custodire”
Estratto dall’omelia del Santo Padre Francesco
per l’inizio del suo ministero petrino come Vescovo di Roma
La vocazione del custodire […] non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! […]
Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!
E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza! […]
Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.
Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato! […]
"Custodire gli altri e l’Altro per farsi custodire"
Caritas diocesana
di ALES-TERRALBA
Dal dolore nasce l’amore
più forte
di Stefania Pusceddu
«Non ricordo un abbraccio ricevuto da mia madre. Credo non mi abbia mai abbracciata. La mia infanzia non è stata spensierata come quella che ogni bambina meriterebbe, ma terribile - racconta Giuliana, 40 anni, che vive nel Medio Campidano -. Venivo picchiata continuamente. Mio padre non si accorgeva di nulla perché è solo appena restavamo sole che mia madre si scagliava su di me come una furia.
Caritas diocesana
di ALGHERO-BOSA
La storia di Marisa: una vita dedicata al volontariato e all’amore reciproco
di Roberto Fiori
Marisa ha scelto di mettersi al servizio degli altri, di “custodire” chi è più fragile, chi è in difficoltà, chi si sente invisibile nella società. Veterinaria, moglie e madre, ha trovato nella sua vita una vocazione che va oltre la professione: quella del volontariato.“Custodire l’altro” significa “incontrare l’Altro”, con la "A" maiuscola, quel Gesù che si fa prossimo nei volti di chi soffre. (...)
Caritas diocesana
di CAGLIARI
La bellezza del vedersi riconosciuti
di Maria Chiara Cugusi
Silvano è uno dei “Custodi del Bello” di Cagliari. Dallo scorso ottobre si prende cura dei luoghi pubblici del quartiere Marina: sistemazione e pulizia delle piazze, delle strade, delle aiuole. «Da subito mi piaceva l’idea di occuparmi di questo quartiere, che trovavo trascurato - racconta -: renderlo più bello, curare gli spazi intorno alle Chiese, il verde pubblico. (...)
Caritas diocesana
di IGLESIAS
Custodire e custodirsi ogni giorno, per sentirsi fratelli e sorelle di una stessa famiglia
di Ilaria Perduca
«Custodire e custodirsi sono strettamente legati, uno non può esistere senza l’altro». Con queste parole inizia il racconto di Filomena Santeufemia, referente del Centro di ascolto zonale “Madonna del buon consiglio” di Carbonia. Filomena presta servizio nella Caritas diocesana di Iglesias dal 2018. Dopo tanti anni di insegnamento un desiderio rimane fisso in lei: non lasciarsi sfuggire le occasioni di ascolto e confronto l’altro. (...)
Caritas diocesana
di LANUSEI
Custoditi da Dio e custodi
del prossimo
di Augusta Cabras
Che la Provvidenza accompagni la vita, Lorenzo (nome di fantasia) ne è certo e per lui ha il volto anche delle volontarie e dei volontari della Caritas diocesana di Lanusei.
Lorenzo è un uomo di mezza età, nonostante il fisico lo faccia sembrare molto più giovane. Nella vita ha sofferto tanto e la condizione di povertà materiale lo ha portato, anzi, quasi costretto, a chiedere una mano d’aiuto. (...)
Caritas diocesana
di NUORO
“Inferno e Paradiso”
a cura della Caritas diocesana di Nuoro
Incontriamo Fiorenza, 52 anni, nella sede della Caritas diocesana di Nuoro a cui si è rivolta per essere protetta dopo un caso di violenza. Ascoltiamo la storia della sua vita per quasi un’ora. Fra le altre cose lei fa l’attrice di teatro e, con il suo linguaggio forbito e gradevole, riesce a renderci spettatori di un racconto di volta in volta affascinante, triste, commovente, nostalgico, freddo, incredibile. (...)
Caritas diocesana
di ORISTANO
Storia di Natalina, una madre guidata dalla fede
A cura della Caritas diocesana arborense
Natalina (nome di fantasia) è una donna che nella sua vita ha sperimentato più volte il significato della parola “custodire”. Quando si rivolse per la prima volta al Centro di Ascolto diocesano stava affrontando un periodo molto difficile non solo dal punto di vista economico ma soprattutto emotivo.
Viveva infatti una situazione difficile con uno dei suoi due figli, ed era questa la cosa che le procurava più dolore. (...)
Caritas diocesana
di OZIERI
“LEGAMI D’ARGENTO” per custodirsi insieme
di Annamaria Sanciu
«È proprio vero! Spesso si è convinti che la parola “POVERI” si riferisca solo a quelle persone che vivono nell’indigenza più profonda, nel bisogno che urla giustizia e nella fame di beni materiali, ma oggi anche io posso dire di essere profondamente povera e felice di esserlo!». Così Rosa, esordisce all’inizio dell’ultimo incontro di formazione proposto dalla Caritas diocesana di Ozieri dedicato ai volontari del progetto Legami d’Argento. (...)
Caritas diocesana
di SASSARI
Le relazioni che cambiano la vita: la storia di Piera
di Lidia Lai
Piera è una giovane volontaria che offre il suo servizio sia nel magazzino della Caritas diocesana di Sassari, sia nel Centro di distribuzione Caritas della Parrocchia San Nicola.
Ha iniziato il suo volontariato qualche anno fa in seguito a un invito ricevuto da Giovanna, responsabile del magazzino diocesano. Il suo servizio prevede la distribuzione dei viveri alle realtà diocesane e parrocchiali affiliate come Organizzazioni Partner Territoriali (OPT) previste dal sistema FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti).
Caritas diocesana
di TEMPIO-AMPURIAS
Dalla Caritas alla Cooperativa Kairos: un cammino di inclusione
A cura della Caritas diocesana di Tempio-Ampurias
Valeria Gala è arrivata alla Caritas diocesana di Tempio-Ampurias nel 2022 come tutor ed educatrice nell’ambito di una progettualità dedicata all’inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità. «Il progetto - racconta Valeria - , della durata di sei mesi, aveva l’obiettivo di aiutarli a sviluppare fiducia nelle proprie capacità e a diventare più autonomi in vista di un futuro lavoro».
Durante questa esperienza, Valeria ha avuto modo di conoscere le loro storie, ricche di umanità, e di affrontare insieme a loro le diverse sfide quotidiane.
Imparare da Gesù lo stile del custodire
di Don Marco Statzu
delegato regionale Caritas Sardegna
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Custodire. Verbo impegnativo attribuito a San Giuseppe, che richiama sogni, visioni, uomini cattivi, circostanze avverse, ma anche un amore più grande, un asinello, una greppia.
Verbo impegnativo attribuito a Dio – “Non si addormenta, non prende sonno il custode d’Israele", canta il Salmista –, che di volta in volta invia i suoi rappresentanti a rappresentarlo nella custodia: Adamo ed Eva, custodi del creato; Mosé e i giudici, custodi del popolo; Rut custode di Noemi; Gionata custode di Davide; Giuseppe e Maria, custodi di Gesù, Anania, custode di Paolo.
Le Scritture sono piene di custodi, fino ad arrivare a quella domanda “Custos, quid de nocte?” (“Sentinella, quanto manca perché la notte si faccia giorno?”).
Quanto manca perché le nostre notti siano irradiate dalla Luce che non tramonta, dalla Luce per illuminare le genti, il Sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte?
Sì, intuiamo che non è solo il tempo dell’Avvento, ma tutta la nostra storia a richiedere che diventiamo custodi gli uni degli altri, per contrastare quell’impeto omicida e individualista che prese Caino di fronte alla domanda: “Dov’è tuo fratello?” “Sono forse io il custode di mio fratello?”.
Custodi perché fatti prossimo dell’altro, del malcapitato, del derelitto, del solitario, di colui o colei che non ha più nulla da perdere.
Custodi, cioè responsabili gli uni degli altri, capaci di dare risposte, limitate certo, non esaustive, ma segno della presenza e della custodia di Dio nella vita degli altri.
Chiamati a diventare custodi, non semplicemente “volontari” o “operatori”, ma attenti all’altro perché mio fratello, mia sorella, non solo un assistito o un utente.
E allora la vera novità del Natale è già qui: “Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventasse Dio”: imparare da lui, dal suo stile di custodia, di pazienza, di significanza nella vita dell’altro…
Sfogliando queste pagine, leggendo queste storie, percepiamo quanto, anche nella notte più buia, la luce di Dio brilla attraverso persone in carne e ossa.